Alcuni brevi racconti horror dal laboratorio di scrittura del Base Camp Roma
L’Atelier di Scrittura condotto dal docente di materie umanistiche ha avuto inizio nel luglio del 2022 e si svolge al BaseCamp di Roma. Il gruppo di ragazzi e ragazze che vi prende parte si confronta con la produzione di testi, sperimentando il potenziale della loro capacità di espressione attraverso scrittura, fuori dalla formalità scolastica.
Gli incontri, generalmente, avvengono a partire dalla lettura di una selezione di testi di riferimento, alla quale segue la fase della scrittura di un testo ciascuno.
Nell’ultima fase dell’incontro si leggono e si commentano insieme i testi scritti dai partecipanti. Dopo essersi cimentati nella blackout poetry, nella scrittura di racconti a partire da un elenco di parole prese casualmente dal dizionario, nelle offese e negli insulti con l’ausilio degli epigrammi di Marziale e dei versi di Rustico Filippi, l’ultimo incontro è stato interamente dedicato allo stile horror.
Le scene più splatter della Commedia (Cerbero che sbrana i golosi, il Conte Ugolino che morde la testa dell’Arcivescovo Ruggieri) hanno ispirato gli scrittori e le scrittrici presenti, che hanno scritto i loro racconti macabri a partire da elementi spaventosi. Un modo, come si è concluso durante le letture condivise, di confrontarsi con la paura e ridimensionarla, perché – come ci piace ricordare all’Atelier – quando si scrive succede sempre quello che vogliamo noi.
Horror anaforico (D.C.)
Finalmente si era trasferita. Finalmente aveva abbandonato quella città maledetta. Finalmente era riuscita a fuggire. Eppure…eppure tutto ciò non era servito a nulla e quando si rese conto di questo era ormai troppo tardi. Le pareti della sua nuova, incantevole dimora erano state ritinteggiate di un color rosso scarlatto intenso. Tutti i souvenir, che a fatica era riuscita a portare con sé, giacevano a terra, irriconoscibili.
La figura che, inerme, si trovava ai suoi piedi aveva macchiato il tappeto che le aveva regalato sua madre. Che seccatura! Quando che tutto si sarebbe risolto per il meglio, ecco che la sua sfortuna tornava a perseguitarla. Nella sua testa continuava a risuonare il rumore statico del televisore che aveva accompagnato le sue notti insonni.
Horror iper-realistico (A.A.)
Quando stavo in Egitto c’era un gruppo di persone che rubavano e uccidevano, però questo era successo tanti anni fa. In questo periodo nessuno esce di casa, soprattutto i bambini e le donne. Questi gruppi somigliano alla mafia, perché loro uccidono le persone e poi prendono gli organi e li vendono con prezzi alti e quindi in questo periodo questo gruppo diffondeva il pericolo tra la gente.
Horror Splatter (L.R.)
È notte, fuori piove, Martina e Matteo sono a casa da soli, stanno aspettando che i loro genitori tornino dal lavoro. Martina e Matteo intanto che arrivano i genitori giocano a carte, ma improvvisamente il campanello della porta suona! Sono tre persone incappucciate che entrano dentro casa, in mano hanno dei coltelli e hanno la bocca sporca di sangue. Passati alcuni minuti uno dei tre uomini prende il polso di Matteo e glielo inizia a mordere. Invece a Martina tutti e due i ladri mordono tutte le dita dei piedi e se ne vanno. Tornano a casa i genitori e trovano i propri figli in condizioni oscene e inguardabili.
Horror Jacques Lacan (G.P.)
Giuseppe sta preparando la cena per lui e sua madre, una signora anziana di 86 anni, con la quale abita. Vivono da soli in una villa piena di polvere e molto buia che sta cadendo a pezzi.
– Mamma vieni che è pronta la cena!, strilla Giuseppe con voce rauca.
Quando Giovanna arriva il figlio la aiuta a sedersi. Il tavolo è molto lungo eppure Giuseppe si siede molto distante dalla madre. Lui, un uomo di 60 anni che pesa 120 kg e che fuma tre pacchetti di sigarette al giorno, non vede l’ora di farla finita, l’unica cosa che lo tiene in vita è la madre, che soffrendo di parkinson a 86 anni, in una casa di polvere e impregnata di fumo, non si sa come faccia a essere ancora in vita.
Giuseppe sa solo che quando la madre morirà lo farà anche lui. Dopo cena vanno a letto verso mezzanotte e quella notte del 17 dicembre qualcosa accade a Giuseppe che prende dal cassetto una sua pistola che può avere senza problemi dato che è un poliziotto, con la quale decide di fare una pazzia. Questa notte Giuseppe sente come la sensazione di fare qualcosa di brutto ma resiste e torna a letto con vicino la sua pistola carica. È l’una e si riaddormenta.
Alle tre si alza e senza essere cosciente, come un sonnambulo ma che sembra muoversi sotto il comando di una forza più forte di lui senza che lui lo sappia e poi, come se stesse facendo un brutto sogno, si trova, senza sapere il perché o il come, davanti a sua madre morta con quindici colpi sparati per tutto il corpo e con il suo sangue addosso.
Giuseppe urla fortissimo con la speranza di svegliarsi da un sogno orrendo, ma questo non è un sogno, ha ucciso sua madre senza motivo e senza sapere come. In quel momento davanti alla povera madre con il suo sangue che schizza nelle pareti e addosso a lui, l’unica cosa che Giuseppe pensa di fare è spararsi l’ultimo colpo che è rimasto nella pistola dritto in fronte.
Due settimane dopo i corpi furono ritrovati, erano degli scheletri appiccicosi. Furono sepolti senza un funerale e senza che nessuno venisse mai a sapere di quello che accadde.